Il passo lento dei pomeriggi d’estate, con l’aria calda e umida, ancora profumata di pietanze appena riposte su tavole imbandite. Ma anche il ritmo concitato di una comunità da sempre laboriosa e che si scopre ancor più attiva ed affaccendata, ricaricata di un rinnovato entusiasmo.

Il contrasto è forse l’elemento storicamente caratterizzante di Mesagne, abituata a ondeggiare tra il candore delle pietre del suo centro storico e la terra rosso scuro ad abbracciarla tutto intorno, a oscillare tra lo splendore delle facciate delle chiese barocche e l’ombra delle vie strette e disordinate, a saltellare tra un firmamento di progetti ambiziosi e le radici di un passato illustre ma anche ingombrante.

Quello di Mesagne è un DNA chiaroscuro, pulsante, irrequieto, per sua stessa natura fertile di espressioni artistiche fin dall’età messapica e poi in epoca classica, medievale e seicentesca. Arte che esplode nuovamente da alcuni anni in una primavera di musica, di pellicole cinematografiche, mostre ed esposizioni. Ma l’arte è innanzitutto comunicazione, propensione alla condivisione, in qualche modo accoglienza.

È forse questa la metamorfosi più importante che ha compiuto la città di recente: ha imparato ad aprirsi, a raccontarsi, a mostrarsi con le sue bellezze, ma anche con i suoi limiti ed i suoi difetti, riponendo la maschera della vergogna ed indossando il sorriso del riscatto.

Il modo migliore per comprendere queste vibrazioni è certamente fare un giretto nel centro storico della città, godibilissimo a tutte le ore del giorno, ma che offre il suo volto migliore a partire dal tramonto, quando al calar del sole si accendono luminarie, fari e candele sui tavoli dei bar, le strade si popolano di turisti e residenti a passeggio, molti di essi diretti a cena in uno dei numerosi ristoranti del luogo.

Queste alcune delle tappe imprescindibili del nostro tour:

Porta Grande

Da più di due secoli uno dei simboli della città, reca tra le sue effigie lo stemma cittadino, raffigurante una palma con due spighe di grano. 

Castello Normanno Svevo

Forse il monumento più riconoscibile (e conosciuto) dell’intero comune, ospita il Museo Archeologico Ugo Granafei.

Piazza Orsini del Balzo

Teatro delle più importanti rassegne cittadine, vi si affacciano palazzo Cavaliere (sede di un museo di arte sacra) e la Chiesa di Sant’Anna.

Chiesa Matrice

La splendida facciata barocca custodisce numerose opere pittoriche e si rivolge verso Piazza IV Novembre, antico salotto del centro messapico.

Piazza Commestibili

Un tempo sede del mercato cittadino, dopo il suo magistrale recupero architettonico è diventata uno dei centri nevralgici della movida.

Porta Nuova

Antico portale di comunicazione tra il borgo vecchio ed il nuovo centro abitato, decorato con putti e con un trittico araldico, si affaccia su una suggestiva discesa in pietra.

Al di là dei punti di riferimento più noti, è certamente consigliato godere del centro storico di Mesagne nella sua interezza, perdendosi nelle vie più tortuose e nelle piazzette più nascoste, lungo le quali non sarà difficile imbattersi in portali e balconi decorati, scavi e reperti antichissimi, pareti bianche impreziosite da vasi e fiori, finestre e verande su cui svolazzano panni stesi.

Oltre i confini di quelle che furono le vecchie mura storiche, inoltre, si possono visitare monumenti di valore artistico non secondario: il Teatro comunale, la chiesa di San Lorenzo, i murales di Millo, la Chiesa del Carmine, la Colonna votiva all’interno dei giardini pubblici, l’ex convento dei frati Cappuccini, solo per citarne alcuni. A pochi chilometri dal centro abitato, invece, percorrendo caratteristiche strade di campagna, si può raggiungere il parco archeologico di Muro Tenente, area di estremo interesse storico, che racchiude un antico ed esteso insediamento messapico, oggi spesso sede anche di eventi culturali.

Tradizione, storia, cultura ancestrale da una parte, imprenditoria, ricambio generazionale e contemporaneità dall’altra: Mesagne è un’adolescente con l’animo sospeso tra ciò che è stato e ciò che sarà, ma ben salda in un presente in cui è manifesta una nuova e matura consapevolezza di sé.

A proposito di itinerari, infatti, il percorso più bello da raccontare è forse quello che negli anni sta compiendo l’intera sua comunità, predisposta al viaggio e alla migrazione, geografica ma anche interiore.

Le foto sono gentile ed esplicita concessione di Marco Falcone (marcofalconephotography).