Questo articolo è dedicato alla storia di Pamela Violanti, giovane appassionata di viaggi, che ci racconta la sua esperienza in America come ragazza alla pari. Non aggiungo altro perché voglio che sia lei a raccontarvi il suo viaggio e le sue emozioni durante un soggiorno così particolare.

L'obiettivo di Pamela? Ispirare altri giovani a fare la sua stessa scelta. Una scelta coraggiosa che le ha cambiato la vita. In meglio.

In America come ragazza alla pari: Pamela racconta la sua esperienza

Ogni fiaba inizia con un libro e un c’era una volta. La mia inizia con un’esperienza Au Pair e la famiglia Kay. Io, Pamela Violanti, sono stata una Au Pair negli Stati Uniti per 1 anno. Definiamo meglio cosa è una Au Pair, una sorella maggiore, una figura modello, la compagna dei giochi, la confidente e la mamma della situazione nel momento del bisogno.

Nel processo di selezione delle famiglie ho trovato quella adatta a me nella famiglia Kay, del Connecticut. La mia esperienza è iniziata all’età di 18 anni con tanto coraggio nascosto, la voglia di scoprire il mondo e il cuore leggero. Il primo step di ogni Au Pair è la Training School di New York dove si ha l’opportunità di ritrovarsi con Au Pair di tutto il mondo e di seguire lezioni e corsi di primo soccorso per avere una marcia in più per il percorso che si sta per iniziare. L’incontro con la famiglia americana ospitante lo ricordo ancora con tanto entusiasmo, eccitazione ed emozione. Crearsi una nuova routine, nuovi amici, guidare in strade diverse in un continente diverso, abitare a tantissimi chilometri di distanza e ad un oceano da casa è un’esperienza di vita che non dimenticherò mai.

Come ogni fiaba degna di questo nome ci sono dei protagonisti e così vi presento Charlie e Callie, i miei due Host Kids, i due piccoli bimbi dei quali mi sono presa cura come se fossero miei fratelli. Dire che li ho amati è dire poco. Incontrarli è stata e rimarrà una delle cose migliori di sempre. Abbiamo condiviso i piccoli momenti di vita, la quotidianità ed è proprio li che la nostra unione si è rafforzata, nei giorni belli, nei giorni brutti. Nei giorni caldi, nei giorni freddi. Mano nella mano, fianco a fianco. Mi hanno svegliata quando non dovevano, mi hanno fatta sorridere quando ne avevo bisogno, mi hanno fatta sentire speciale e amata, stanca ma felice. Abbiamo condiviso due culture, opinioni e punti di vista. Mi sono sentita e mi sento come la loro sorella maggiore. Ci siamo capiti così bene che la lingua non è mai stata un ostacolo. Lasciarli è stato qualcosa di profondamente difficile che ha il sapore della tristezza e difficoltà che la vita ci pone davanti. La vita deve andare avanti e sfortunatamente le cose cambiano ma ci ho tenuto a dirgli che “come l’arrivo di una cosa bella ci ha fatti star bene, l’arrivo di un’altra cosa ci sorprenderà ancora”.

Essere un’Au Pair significa: crescere, conoscere maggiormente se stessi, il mondo e la vita dalla prospettiva di tantissime persone, perché quando si viaggia ci si accorge che la bellezza è ovunque se apriamo gli occhi. Sono partita attraverso l’agenzia cultural care che fa parte di Ef Education e, con oltre 30 anni di esperienza, si occupa di programmi alla pari negli Stati Uniti. Ci tengo a ringraziare l’agenzia e il programma per avermi dato l’opportunità di vivere tutto ciò. Da ex Au Pair adesso anche io collaboro con Cultural Care in quanto il 90% del personale ha fatto la ragazza o il ragazzo alla pari. Viaggiare è ritrovarsi in posti a caso con persone a caso che dopo poche ore sono già diventati speciali. Viaggiare è trovare nel nostro percorso una nonna in più, una cara amica in più nel momento del bisogno. Nel viaggiare si percepisce il calore umano, il bello di aiutarsi l’un l’altro e le infinite possibilità che la vita ci offre.

Essere una Au Pair è stata una delle migliori decisioni della mia vita. Ho conosciuto una famiglia incredibile, una cultura diversa e interessante, località in cui ho lasciato il cuore e momenti che mi hanno aiutata a capire chi sono e cosa vorrei nella mia vita. Auguro a tutti coloro che mi leggono di avere quel pizzico di follia in più nelle proprie vite e di impegnarsi su ciò che più fa battere il cuore. Tutto parte dalla conoscenza di noi stessi, solo da lì può nascere qualsiasi cosa. Sono partita a 18 anni e tornata a 20 anni. Mentre ero in aereo che partivo per questo programma Au Pair mi sono chiesta se mi sentivo pronta e ovviamente non lo ero. Poi la risposta mi è venuta dal cuore: a volte non bisogna essere pronti, lo si è e basta.

Un grosso in bocca al lupo a tutti coloro che mi leggono e che le mie parole possano essere d’ispirazione. Le mie avventure proseguono nel mio blog e canale instagram.

Ho le foto stampate e i ricordi ancora vivi impressi nella memoria. Condivido con voi dei pezzi della mia esperienza, dei pezzi di un anno indimenticabile. Questo libro l’ho regalato alla famiglia ospitante poco prima di partire alla fine della mia esperienza. Qui racchiudo le storie della buonanotte che mi sono inventata per i bimbi, racchiudo fotografie e ricordi, momenti semplici, i nostri giochi e le nostre risate.